Chiesa di Santu Migali / San Michele

È situata in località Tarra Padedda e l'8 maggio si celebra la festa

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Descrizione

 

Venerato nel cristianesimo, ebraismo e islam, l'arcangelo Michele è il Principe della milizia celeste, che guida affinché nel mondo trionfi il bene. L’8 maggio 490 è apparso a San Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto, nella grotta del Gargano, da dove la devozione si è diffusa rapidamente in tutta l’Europa.

Quella che si svolge nel territorio di Trinità è una delle sagre campestri più antiche. Una croce sul lato occidentale della costruzione ne denota la sacralità. All’interno dispone di una navata, divisa da un arco a tutto sesto. Addossato all’edificio, a formare un tutt’uno con la parte dedicata alle funzioni religiose, vi è lu Pultigali, usato come cucina. Due sono le Suprastantie per il pranzo.

Sull’altare a muro, una nicchia con vetrata e portello in legno, con la scritta MDCCCXCVIII (1898), contiene il nuovo simulacro di san Michele, collocato negli anni sessanta del XX secolo. L’8 maggio si celebra la festa dando inizio col giro delle bandiere (caragulà); si cantando Li laudi di Santu Migali scritte da un anonimo poeta gallurese.

Di fronte a lu Pultigali c’è Monte Cuccaru, che nei secoli passati è stato un famoso rifugio per molti banditi. Proprio essi trafugarono la statua del Santo dalla zona di Viddalba e costruirono la chiesa vicino allo stazzo di Tarrapadeddha, per la fede e con uno scopo ben preciso: fino al 1850 per i banditi vigeva il diritto d’asilo nei luoghi sacri, dove non potevano essere arrestati.

A Cuccaru aveva la base operativa il famigerato Comita Addis Tortu, nato verso la fine del ‘600, capo carismatico di un’agguerrita quadriglia che imperversò per anni nell’intera Gallura. Nel 1745 la montagna fu cinta d’assedio dai militari, che subirono una disfatta: i banditi ne uccisero 75.

Monte Cuccaru è stato il covo di Pietro Mamia, soprannominato Luzitta, nato nella seconda metà del ‘700, capo di una banda composta da un centinaio di uomini armati e a cavallo. Uno dei figli di Pietro Mamia, Antonpietro, fu il padre di Mariangela che nel 1849, appena diciassettenne, si fidanzò con Pietro Vasa (di Lu Naragheddhu), cugino del Muto di Gallura. In seguito alla rottura di questo fidanzamento, causata da una vecchia inimicizia tra i Vasa e i Pileri, imparentati con i Mamia, scoppiò la faida (nimmistai) che causò circa 80 omicidi negli anni 1849-1856.

Questi tragici eventi erano consequenziali alla difficile realtà agro pastorale e caratteriale, creatasi nel tempo anche per colpa dell’oppressiva dominazione spagnola (dal sec. XIV) e sabauda (dal 1720 al 1848). Soltanto agli inizi del XX secolo hanno prevalso le anime buone guidate dall’arcangelo Michele: faide e banditismo sono finalmente scomparsi, quasi di colpo, e la Gallura è diventata la più pacifica delle sub-regioni della Sardegna.

Modalità di accesso:

La chiesa rimane sempre aperta durante le ore diurne per consentirne l'accesso ai fedeli.

 

Indirizzo

Contatti

  • Parrocchia: 331 715 0468

Pagina aggiornata il 14/10/2025