È stata edificata all’inizio del secolo XVIII dai pastori della zona, con la collaborazione di banditi e fuoriusciti Corsi. L’avrebbero costruita per devozione e per fruire del diritto d’asilo riconosciuto allora nei luoghi consacrati, dove non potevano essere arrestati (legge vigente fino al 1850).
Divenne parrocchia rurale nel 1813 dipendente dalla rettoria di Aggius, che provvedeva annualmente a mandare un viceparroco da novembre a luglio; nel 1857 ne fu designato uno fisso con l’onere di risiedervi tutto l’anno. Nel 1905 ottenne il decreto di parrocchia autonoma. Negli anni 1904-1907 è stato costruito il campanile e venne portata alle attuali forme; opportunamente restaurata negli anni Ottanta del XX secolo, costituisce l’edificio di maggior interesse del paese. L’esterno si caratterizza per l’originale struttura in pietra viva granitica a vista, con barbacani di sostegno lungo le fiancate. Nella facciata c’è una porta d’ingresso e tre finestroni quadrangolari affiancati da uno semicircolare; nel lato corto a sinistra trovasi il portone principale, con finestra sovrastante. A destra c’è la sacrestia e il campanile a torre con cuspide piramidale, che presenta una cella campanaria a monofore sui quattro lati. È ad unica navata absidata, divisa in quattro campate da archi a tutto sesto in granito. Ha copertura in travi di legno poggianti sugli archi nelle prime tre campate, mentre l’ultima campata è voltata a crociera.
La chiesa colpisce per la sua semplicità; entrando si sente l’intimità del luogo e il fascino della sacralità, che invoglia al raccoglimento e alla preghiera nella comunione dei Santi. In una teca ricavata sulla destra dell’ingresso laterale sono visibili i resti di un pavimento in granito grezzo e antichi gradini consumati dall’uso secolare, la cui direzione è perpendicolare a quella dell’attuale chiesa. La vetusta abside è impreziosita dal bellissimo coro ligneo, opera del trinitaiese Raimondo Pileri. È in programma il ripristino della balaustra, oltre la quale si accede nel presbiterio al cui centro è posto l’altare in legno. Altre opere all’interno: la teca con l’Assunta Dormiente; le statue Sacro Cuore di Gesù, Madonna Incoronata, Santa Barbara, Santa Rita, Sant’Orsola, Santa Lucia V.M, Sant’Isidoro, San Giuseppe, Madonna Addolorata; e ancora il bel dipinto a olio su tavola della Crocifissione di Hans Jordeans, un antico dipinto della Vergine Regina degli Angeli; il pulpito in legno con un tettuccio segnato dalla simbologia della Pentecoste; un vecchio Crocifisso, protagonista del tradizionale rito sardo dell’Iscravamentu (la deposizione di Cristo dalla Croce); un’acquasantiera del 1877.
L’abside, sopraelevata, contiene l’altare dove si erge, umile e maestosa, la Santissima TRINITÀ… venuta dalla Corsica. Vicina a noi geograficamente e storicamente (il 4 aprile 1297, papa Bonifacio VIII istituì il Regnum Sardiniae et Corsicae), alla Corsica va la nostra vicinanza spirituale: in occasione del Giubileo del 2000, molti fedeli Trinitaiesi, guidati dal parroco don Gianni Sini, si sono recati in pellegrinaggio all’Ermitage de la Trinitè. Come atto di conciliazione, hanno portato in dono uno stendardo con l’immagine della SS. Trinità: in questo modo sono state gemellate la chiesa corsa e la chiesa gallurese.